Gli smartphone sono sempre con noi in ogni attività, lasciando memoria del nostro passaggio grazie ai servizi di geolocalizzazione.
C'era da aspettarselo che una funzione potente e poco nota come la 'cronologia posizioni' (detta anche 'spostamenti') degli account Google prima o poi sarebbe diventata oggetto di attenzioni da parte delle Forze dell'Ordine e dei Servizi Segreti di mezzo mondo occidentale.
Secondo un rapporto del New York Times, le domande inoltrate a Google per accedere alle cronologie posizioni degli utenti sono numerose già da parecchi anni. Ma nel 2018-2019 sono aumentate considerevolmente. E c'è da scommettere che la crescita sia proseguita anche dopo.
Il rapporto cita ad esempio le varie forze di polizia e di intelligence degli Stati Uniti, che già nel 2018 inoltravano a Google una media di 180 domande di consultazione delle cronologie posizioni degli utenti ogni settimana. Ma, in alcuni casi, una singola domanda riguardava diverse centinaia di cellulari alla volta. Quindi già nel 2018 c'erano di migliaia di utenti controllati ogni settimana solo negli gli Stati Uniti
Google dispone di questo immenso e controverso database nella sua sede principale di Mountain View. Internamente è conosciuto con il nome in codice 'Sensorvault'. Per l'utente comune si traduce nella funzione 'Spostamenti' del proprio account Google, presente in ogni smartphone Android. Questa funzione ha iniziato a far parte del sistema operativo Android dal 2009 e ha cambiato nome varie volte. Qui ricordiamo 'TimeLine', 'Cronologia posizioni', 'Cronologia spostamenti' e 'Spostamenti'. Probabilmente anche questo non ha contribuito alla trasparenza e alla padronanza della funzione da parte di tutti gli utenti. In teoria la funzione dovrebbe essere attivabile solo per esplicita volontà dell'utente. Ma non di rado la si ritrova attiva senza neppure sapere perchè. A volte viene attivata di nascosto da chi vuole fare dei controlli familiari, aziendali o nella vita di coppia. Altre volte viene attivata accidentalmente o frettolosamente dall'utente stesso, che interagisce con le tante opzioni e notifiche dell'account Google, della mega-App Google e della App Google Maps. D'altronde chi mai avrebbe tempo e voglia di leggere infinite pagine di condizioni contrattuali e informative varie?
Spesso non ci si rende conto che, dal momento in cui questa potente funzione è attiva, il mastodontico database di Google inizierà a tenere traccia per anni dei nostri spostamenti, dei luoghi che visitiamo, dei nostri orari, delle nostre abitudini di movimento (auto, treno, bici, a piedi, ecc), dei locali che frequentiamo, della permanenza nei luoghi di lavoro, degli ambienti del tempo libero, dei luoghi dove vivono persone care, dei luoghi di cura, dei luoghi dove andiamo a fare spese, ecc. Conseguentemente sono desumibili anche informazioni dettagliate sul nostro tenore di vita, sui nostri interessi, sul nostro stato di salute, su eventuali secondi lavori, su doppie vite, abitudini particolari, sport praticati e altre ancora.
Questo può permettere di ricostruire tutti gli spostamenti di una persona al fine di determinare dov'era precisamente in un determinato momento, quali sono stati i suoi spostamenti prima e dopo, quante volte è andato in un determinato posto. È pur vero che un simile strumento può avere anche un'utilità opposta, cioè difendersi da accuse infondate ed errori giudiziari. Ma resta comunque una funzione con un potenziale di controllo orwelliano.