Passa ai contenuti principali

Cosa possono fare le agenzie investigative in Italia?

Gli investigatori privati non possono svolgere quelle attività svolte dagli organi di polizia giudiziaria nel compimento di un’indagine.

Un investigatore privato non può perquisire persone e luoghi, accedere ad ambienti privati senza il consenso del titolare del luogo, intercettare comunicazioni riservate, acquisire dati coperti da privacy, violare sistemi informatici, proteggere l'incolumità fisica di chi si sente minacciato, svolgere attività di pubblica sicurezza, limitare le libertà personali. Mentre un investigatore privato può pedinare in luogo pubblico, scattare foto in luogo pubblico, raccogliere informazioni da banche dati pubbliche, effettuare sopralluoghi con il consenso del titolare del luogo.

In pratica un investigatore privato può compiere attività che sarebbero lecite anche se venissero compiute da un normale cittadino. 

La differenza sostanziale rispetto ad un normale cittadino sta nel fatto che l’investigatore privato, in virtù della licenza rilasciata dal Prefetto ex art. 134 TULPS e DM 269/2010 (emendato con DM 56/2015), è autorizzato a svolgere delle indagini in forma professionale, sistematicamente e per conto di terzi dietro pagamento di un compenso.

Anche un normale cittadino può svolgere un'indagine. Ma, non avendo la licenza del Prefetto, può svolgere solo un'indagine nel suo esclusivo interesse, cioè su questioni che lo riguardano direttamente e personalmente. Spesso sono questioni familiari o comunque confinate nella sfera privata e personale. In questi casi non è necessaria la licenza del Prefetto perchè mancano tutti gli aspetti che la rendono obbligatoria (cioè forma professionale, indagini svolte sistematicamente per conto di terzi e pagamento di un compenso). Es. sentenza 48264/2014 della Cassazione. Ovviamente resta vietato svolgere un'indagine con metodi che infrangono la legge, es. spiando in private dimore, causando molestie, minacciando, rubando, violando un domicilio, diffamando, ecc.

Considerata la varietà dei bisogni dei clienti, può capitare che le agenzie investigative rifiutino determinati incarichi. Quasi sempre sono rifiuti giustificati perchè il mandato di indagine ad un'agenzia investigativa deve essere centrato su uno scopo lecito, cioè sulla necessità di far valere o difendere un interesse legittimo. E deve essere attuabile senza infrangere nessuna legge. Ad es. è uno scopo lecito voler scoprire se un proprio dipendente ruba in azienda. Mentre non è uno scopo lecito voler scoprire quale nuovo prodotto sta progettando segretamente un concorrente aziendale.

Da segnalare inoltre che i mandati alle agenzie investigative, che normalmente prevedono una durata e una scadenza, devono essere pagati a prescindere dai risultati delle indagini. Si tratta di un aspetto ovvio e assolutamente legittimo, ma incompatibile con indagini su questioni che si verificano saltuariamente e imprevedibilmente: in questi casi sarebbero necessari infatti dei lunghi controlli con costi insostenibili.

Il lavoro dell'investigatore privato è assolutamente legale. Non è possibile denunciare un investigatore privato perchè, agendo con un regolare mandato, ha raccolto delle informazioni per uno scopo lecito e senza infrangere nessuna legge. Un investigatore privato, al pari di un normale cittadino, può essere denunciato solo se ha svolto delle attività in contrasto con la legge. A differenza di un normale cittadino, un investigatore privato è soggetto anche alle aggravanti specifiche previste in alcuni articoli del Codice Penale (es. ultima parte dell'art. 615bis). Infine un investigatore privato è un professionista che lavora per conto di terzi, quindi è soggetto alle norme europee GDPR (General Data Protection Regulation) sulla privacy dei dati personali. Il GDPR non è invece applicabile ai normali cittadini quando trattano informazioni e dati altrui in ambito domestico o comunque per questioni strettamente private e personali.



Post popolari in questo blog

Trojan di Stato o captatori informatici installati a distanza. Come funzionano?

Dopo il caso Palamara del 2019 sono sorte curiosità sui Trojan di Stato (detti anche 'captatori informatici' ) introdotti dal DL 216/2017. In particolare ci si chiede se siano davvero installabili a distanza in un cellulare senza che l'utente se ne accorga. L'installazione a distanza di un Trojan non è impossibile come molti sostengono. Ma non è neppure una prassi comune come sostengono altri. Diciamo subito agli appassionati del tutto gratis e del tutto facile che stiamo parlando di strumenti concepiti per gli enti di intelligence. Quindi nulla a che vedere con le App Spyphone commerciali. Il primo passo per tentare l'inoculazione del Trojan consiste nello studio a distanza del cellulare target allo scopo di individuare delle vulnerabilità. Parliamo di falle nella sicurezza del sistema operativo (o delle App già installate nel cellulare) sfruttabili per tentare l'inoculazione a distanza del Trojan. Quasi in disuso sono invece le tecniche di 'social engineer

Furti in auto senza scasso. Attenzione al telecomando auto.

Furti in auto senza scasso. Come fanno? Attenzione al telecomando dell'auto! Il malintenzionato si apposta ad una distanza di 5-15 metri. Appena la vittima parcheggia e scende dall'auto, il ladro attiva una potente trasmissione radio di disturbo. In pratica l'impulso radio per la chiusura delle portiere parte regolarmente dal telecomando e raggiunge regolarmente la centralina dell'auto. Ma la centralina non può 'ascoltare' l'impulso perchè è assordata da una radiotrasmissione molto più potente. Quindi le portiere dell'auto restano aperte. Complici la fretta, il rumore del traffico e l'abitudine a voltare le spalle all'auto quando ci si allontana, molti automobilisti non verificano se le portiere dell'auto si sono effettivamente chiuse dopo aver premuto il pulsante del telecomando.  Il ladro trova quindi le portiere aperte e può entrare in azione. Il fenomeno riguarda soprattutto i parcheggi di grossi supermercati e gli autogrill.  Come spesso